Descrizione
Non avrei potuto non accettare con grande piacere la richiesta di Romano Citti di lavorare a una
pubblicazione dedicata alla Pieve di San Gennaro! Si tratta infatti di un edificio di grande interesse,
al quale letteralmente ho girato intorno per anni, sia per i miei interessi per l’architettura e la scultura
medievale dell’area lucchese, sia per gli impegni di lavoro in Soprintendenza, curandone
anche la catalogazione dei beni storico artistici. Su San Gennaro ho avuto occasione di scrivere in
più circostanze, ma quell’intrigante edificio è sempre restato un tema pieno di punti sfuggenti,
difficili da definire, sul quale mi ero ripromessa di ritornare. Così ho pensato, nel pubblicare in
quest’occasione le mie considerazioni su questo edificio, aggiornate naturalmente sulla base delle
riflessioni più recenti, di proporre o riproporre a chi leggerà questo lavoro non tanto o non solo
le conclusioni, ma soprattutto il percorso conoscitivo che ho seguito per analizzare la chiesa e i
suoi arredi interni, con tutti i suoi aspetti problematici, sostenuto da una documentazione fotografica
ampia e ‘parlante’, opera di Irene Taddei. Per questo stesso motivo anche nell’illustrare alcuni
aspetti particolari legati alle opere d’arte contenute nell’edificio, mi è sembrato opportuno
utilizzare lo stesso criterio, dedicando loro specifici approfondimenti, per i quali hanno collaborato
studiosi e specialisti come Patrizia Giusti Maccari e Laura Speranza. In sostanza quello che ho cercato
di offrire, e mi auguro proprio di esserci riuscita, è un percorso di avvicinamento il più possibile
condiviso. Ma la chiesa di San Gennaro non è una monade, sorge in un contesto assai
connotato dal punto di vista paesaggistico, urbano e architettonico, con una sua storia ben definita,
dal quale non si può prescindere e del quale Gilberto Bedini, che ne ha approfondito in più occasioni
gli aspetti, presenta la visione più aggiornata.
Sarebbe dunque il momento di chiudere questa presentazione del lavoro e invitare alla sua lettura,
ma non si può evitare purtroppo una nota negativa. La chiesa infatti non è certo oggi in buone
condizioni! Vari fattori hanno contribuito a determinare uno stato di precarietà tale per cui un
intervento risolutivo è ormai indispensabile. I motivi del degrado sono anche lontani nel tempo,
la collocazione stessa dell’edificio in zona scoscesa ha nei secoli creato dissesti statici, in alcuni
casi poi i lavori di modifica interna hanno aggravato la situazione, e non sempre gli interventi di
ripristino o di restauro sono stati eseguiti con una preliminare indagine sulla situazione globale.
Inoltre fin da quando ho iniziato a occuparmi di San Gennaro, e si parla di un bel po’ di anni fa,
la situazione del paramento esterno non godeva di buona salute, le murature in arenaria erano
già in stato precario e molte delle sculture esterne apparivano degradate. Ma ora la situazione è
nettamente peggiorata e ho potuto costatarlo di persona durante le frequenti visite che di recente
ho fatto alla chiesa, vedendo l’arenaria sfaldarsi di giorno in giorno; molte parti plastiche del resto
sono andate perdute proprio di recente, compresa l’epigrafe che ricordava la ristrutturazione del
presbiterio. E non è solo il paramento murario ad aver bisogno di un rapido intervento di consolidamento,
ma anche le coperture avrebbero necessità di un radicale controllo per eliminare infiltrazioni,
così da risolvere definitivamente i problemi di umidità diffusa che danneggiano gli arredi
interni.
Di recente l’ipotesi di una paternità importante per un’opera d’arte della chiesa – ipotesi in realtà
un po’ troppo azzardata – ha fatto sperare a molti che si verificasse un’apertura al turismo senz’altro
auspicabile sia per l’edificio stesso, sia per il territorio in cui sorge. Non è certo puntando su ipotesi,
pur clamorose ma prive della possibilità di reggere alla prova dei fatti, che si può tuttavia ottenere
qualcosa di utile e soprattutto di duraturo in questo campo. La vera attrattiva per un turismo di
tipo culturale in questo specifico caso non è una singola opera d’arte, ma è l’intero straordinario
edificio, con il suo peculiare corredo di originalissime e intriganti sculture connesse alla struttura
architettonica, che rappresentano assolutamente un unicum nel territorio! Uno straordinario edificio
che è inoltre dotato di arredi interni di fondamentale importanza come il pulpito medievale,
come le due suggestive sculture in terracotta, un Angelo annunciante e una singolare Madonna del
parto, anche quest’ultima un unicum assoluto per iconografia e materiale costitutivo, e molto altro
ancora. E tutto questo è collocato in un contesto straordinario in cui è ancora percepibile chiaramente
la storia di un territorio dal medioevo a oggi.
È in questa direzione che occorre lavorare per creare un’offerta culturale e turistica organica ed
efficace. Ma per arrivarci occorre che si lavori il prima possibile e concretamente sull’edificio ‘Pieve
di San Gennaro’, con un serio e meditato intervento di globale, adeguata manutenzione e di restauro
scientifico, che per la sua delicatezza e complessità sarà inevitabilmente impegnativo dal
punto di vista finanziario. È un risultato che si potrà ottenere solo con una convinta collaborazione
e condivisione delle finalità da parte di chi sovrintende alla tutela di un bene di alto interesse culturale,
di chi ha come impegno primario oltre che istituzionale la cura e lo sviluppo del territorio,
e non ultimo di chi ha a cuore la sorte di un luogo nel quale ha le proprie radici. Ed è questo del
resto il motivo principale per cui l’editore ha voluto fermamente questa pubblicazione.
Se dunque questo mio lavoro servisse anche a questo scopo, ne sarei veramente felice e soddisfatta,
perché vedrei in questo un’ulteriore conferma di come un’indagine scientifica possa essere
fondamentale per la crescita di un territorio.
Maria Teresa Filieri
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