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Bianco conventuale – I servizi da mensa del San Francesco di Lucca fra XV e XVI secolo

L’arrivo degli Osservanti, nel 1454, fortemente voluto dalla società lucchese, è un momento nodale nella storia del complesso conventuale di San Francesco di Lucca, e si riflette in un rinnovamento delle strutture che è stato confermato anche dall’indagine archeologica che ha accompagnato l’intero percorso del recupero funzionale del San Francesco.

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Descrizione

L’arrivo degli Osservanti, nel 1454, fortemente voluto dalla società lucchese, è un momento nodale nella storia del complesso conventuale di San Francesco di Lucca, e si riflette in un rinnovamento delle strutture che è stato confermato anche dall’indagine archeologica che ha accompagnato l’intero percorso del recupero funzionale del San Francesco.
L’immagine certamente più nitida, nell’indicatore archeologico, dell’arrivo degli Osservanti, è tuttavia disegnata dai livellamenti delle fosse aperte del chiostro occidentale dell’attuale complesso, in cui vennero scaricati a più riprese gli scarti d’uso formati nei decenni a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento con le ceramiche finite in frammenti nella pratica della mensa: piatti di medie o grandi dimensioni con decorazione graffita o in maiolica, e, soprattutto una massa di piattelli e di scodelle in rigorosa monocromia bianca, per le dotazioni individuali della tavola.
Il rigore della monocromia è appena interrotto, dall’improvvisazione del vasaio, con il monogramma bernardiniano – il ‘Gesù’, nella terminologia del tempo – tracciato in lettere corsiveggianti da veloci pennellate in nero di manganese (immagine di copertina) che trasferiscono sulla tavola il richiamo affidato al rilievo che ancora severamente spicca sull’architrave della porta d’accesso al refettorio.
‘Bianco conventuale’ è il termine che si è voluto usare per designare questa peculiare scelta, che esalta la sobrietà e il rigore osservantino, prima che il convento attivasse, agli inizi del Cinquecento, commissioni di servizi ceramici da mensa che appena ne stemperano l’austerità con le sigle tracciate a punta sull’ingobbio della graffita, o in blu sul candido sfondo della maiolica di Montelupo: S F, o S F L, San Francesco di Lucca.

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